VINICIO CAPOSSELA

Cantautore, ri-trovatore, immaginatore, VINICIO CAPOSSELA (Hannover, 1965) debutta nel 1990 sotto l’egida di Renzo Fantini con il disco All’una e trentacinque circache gli vale la Targa Tenco, premio che gli verrà attribuito altre quattro volte negli anni successivi. Dopo i primi dischi “pre-biografici”, come Modì (1992) e Camera a sud (1994), che ne confermano il talento in Italia e all’estero arriva Il ballo di San Vito (1996). Nel 1998 primo live con Kocani Orkesta: Liveinvolvo. Del 2000 Canzoni a Manovella album di storia geografia e scienze. Nel 2004 pubblica con Feltrinelli “Non si muore tutte le mattine”.

I lavori discografici successivi, Ovunque Proteggi (2006), Da Solo (2008) e Marinai Profeti e Balene (2011), si sviluppano intorno al mito, al rito, alla maschera, alla solitudine, all’epica, al destino, tematiche declinate in spettacoli di grande successo.

Del 2012 Rebetiko Gymnastas, sorta di social club del mediterraneo sulle musiche dell’assenza, registrato ad Atene con musicisti di rebetiko. Il rebetiko come forma di resistenza culturale alla crisi è oggetto anche di Tefteri (il Saggiatore) e Indebito, film documentario realizzato con Andrea Segre.

Nel 2013 nascita di Sponz Fest e produzione di Primo ballo con Banda della posta, lavori sulla musica popolare da ballo. Dal mondo rurale dell’origine il paese dei coppoloni”, candidato per Feltrinelli allo Strega (2015) e Canzoni della Cupa (2016), con la partecipazione di Giovanna Marini, Antonio Infantino, Los Lobos, Calexico, Flaco Jimenez a cui seguono due spettacoli teatrali sui temi dell’Ombra e dell’Inverno, un tour estivo di forte impronta folk, e una serie di pubblicazioni e concerti in diversi paesi del mondo. L’artista ha vinto il prestigioso Premio Tenco 2017. Nel 2018 tour con orchestra sinfonica “nell’Orcaestra”, e registrazioni di un nuovo lavoro. di lungo corso, con collaborazioni inedite, sorta di cronache dal post medioevo, dal titolo Ballate per uomini e bestie.

Ad aprile 2019 viene pubblicato il singolo Il povero Cristo che anticipa l’uscita del nuovo album. Il singolo è stato accompagnato dal video realizzato a Riace con la regia di Daniele Ciprì e la partecipazione straordinaria di Enrique Irazoqui e Marcello Fonte. 

Maggio 2019 vede Capossela impegnato nel tour americano Ballate per poveri cristi che tocca le città di Washington, Chicago e Detroit. 

Venerdì 17 maggio 2019 esce Ballate per uomini e bestie (La Cùpa/Warner Music), il suo nuovo progetto discografico, l’undicesimo lavoro in studio. Definito dal suo autore “Un cantico per tutte le creature, per la molteplicità, per la frattura tra le specie e tra uomo e natura”, l’album è stato registrato tra Milano, Montecanto (Irpinia) e Sofia (Bulgaria) da Taketo Gohara e Niccolò Fornabaio, Alessandro Asso Stefana e Giuseppe De Angelis e si avvale della collaborazione di musicisti prestigiosi come Raffaele Tiseo, Stefano Nanni, Massimo Zamboni, Teho Teardo, Marc Ribot, Daniele Sepe, Jim White, Georgos Xylouris e l’Orchestra Nazionale della Radio Bulgara.

Capossela ha ricevuto numerosi riconoscimenti per Ballate per uomini e bestie tra i quali la Targa Tenco 2019 per Ballate per uomini e bestie nella categoria Miglior Disco in assoluto i Rockol Awards come e il premio come Album dell’anno ai Rockol Awards. Il 14 febbraio 2020, nell’anno del trentesimo anniversario della sua carriera, esce in CD ed EP 10” il nuovo progetto discografico di Vinicio Capossela Bestiario d’amore (La Cupa/Warner Music Italy) presentato lo stesso 14 febbraio presso la Union Chapel di Londra.

A seguito dell’interruzione del tour di Bestiario d’amore a causa dell’emergenza sanitaria, Vinicio Capossela ha tenuto, durante il periodo di quarantena, una rubrica quotidiana divulgata attraverso i suoi canali social dal titolo Pandemonium. Nei mesi estivi del 2020 Capossela ha portato in tour il progetto Pandemonium. Narrazioni, piano voce e strumenti pandemoniali accompagnato da Vincenzo Vasi.

Nell’estate del 2021 porta sul palco lo spettacolo Bestiale Comedia, come tributo al settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri. Gli anniversari offrono l’occasione di misurare il tempo che passa e i mutamenti che porta, ma offrono anche l’opportunità di valutare il tempo che non è passato e ciò che è restato immutato, in modo da poterlo riscattare. Quest’anno è dunque parso naturale che Vinicio Capossela, artista che da tempo orienta la sua ricerca alla riattualizzazione di figure e motivi antichi fuori delle ingiunzioni dell’attualità, abbia pensato un progetto che dal confronto con la Divina commedia tragga punti d’orientamento per una navigazione dantesca nel proprio repertorio. Se quello di Dante è infatti un viaggio tra i morti per salvare i vivi, la Bestiale Comedìa, vuol essere un itinerario nell’immaginazione musicale e letteraria per redimere il reale dallo smarrimento in cui sembra gettato.

Conformemente ad una visione profetica, nel poema sacro la retta via era ordinata lungo un’ascesa che dalla disperazione infernale – attraverso la speranza purgatoriale – giungeva alla beatitudine paradisiaca; ma oggi che l’umanità vive in eterno essilio nel Tempo, disorientata in un unico regno terreno che consuma peccato, attesa e grazia, il viandante moderno non può che essere un errante del caosso, un navigante sanza vela e sanza governo e orientamento di stelle: un disperso nella selva selvaggia e aspra del proprio labirinto interiore, al centro del quale non può che giungere a rispecchiarsi nel terribile Minotauro.

In questa discesa nella matta bestialitade consiste allora l’alto passo verso la canoscenza, il primo di una lunga serie tra creature mostruose e bestie ferine, eroi smarriti e beati nella grazia, prima di tornare a rimirar le stelle. Un cammino periglioso, dunque, che acceso dall’Amore ha bisogno del soccorso della Poesia e di qualche guida sicura, che in questa impresa saranno due musicisti d’eccezione, una compagna picciola votata ai folli voli, il poliedrico Vincenzo Vasi e il virtuoso Raffaele Tiseo, che come Virgilio e Beatrice affiancheranno il cantautore-viator e gli conferiranno il coraggio necessario a confrontarsi con sé stesso oltre che con una delle opere più vaste, monumentali e magnifiche della storia della letteratura mondiale.

L’aldilà dantesco è il perfetto teatro delle passioni umane, l’adempimento di un’umanità persa dall’incontinenza, dalla violenza e la malizia, la scena di un’umanità lacerata dalle tre faville di superbia, invidia e avarizia che Dante colloca proprio all’inizio del poema sotto forma di tre fiere che impediscono il cammino della conoscenza. L’ultima di queste, la più spaventosa, è la lupa, la cupidigia che deturpa il mondo e si accoppia con infiniti mali. Che non si lascia attraversare la strada da nessuno, ma tutti li uccide con la sua insaziabilità. All’inizio dell’era moderna Dante profeticamente indica uno dei mali del presente, e allo stesso tempo suggerisce con la sua poesia che per coglierne la tremenda realtà, è necessario lasciare il reale ed entrare nel vero dell’immaginazione, passare per la poesia per redimere il reale e intravedere la grazia.

«Affacciarsi a Dante è affacciarsi al pozzo della natura umana. A partire dalla forma a imbuto della cosmogonia della Comedìa, l’attrazione è sempre stata presente. Ho iniziato ad appassionarmi a Dante per mito interposto. L’eroe della mia giovinezza è stato il dannato, il bohémien, il distillatore di bellezza Amedeo Modigliani. Modigliani sgranava come un rosario ebbro i versi di Dante a memoria, mentre dipingeva i suoi volti dagli occhi vuoti. E così provai a mandarli a memoria anche io scoprendo la più sublime forma di preghiera umanistica. Una esperienza di spiritualità, che nella ripetizione conduce a una specie di trance. L’attrazione per l’umano, per i suoi miti, per il sublime, per l’inferno, per il peccato e per la virtù, per tutto ciò che desta maraviglia è quello che da quindici anni conduce il mio cammino in musica e parole.  Non c’è cosa che Dante non comprenda già. Santi, eroi e viziosi, una certa attrazione per il misticismo, una visione del mondo non specialistica, ma enciclopedica, il cui soggetto è la natura tutta a partire dalla natura umana sono tra le cose dantesche che più mi attraggono. Galeotti per me sono stati molti libri, ma Dante soltanto li comprende tutti», sottolinea Vinicio Capossela.

 

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