fbpx

Ada Oda – 10 agosto

Giovedì 10 agosto – ore 22
Castello Volante – Corigliano d’Otranto
Ingresso 10 euro prevendita – 15 euro botteghino
Prevendite su Dice

In apertura Leland Did It

Ada Oda: l’irresistibile post punk dei nostri ritals.

Vengono da Bruxelles, sono in quattro e il loro disco di inni all’amore disperato e ha una particolarità abbastanza evidente: tutti i pezzi sono cantati in italiano, la lingua dei genitori di Victoria, la cantante, figlia di un palermitano emigrato in Belgio negli anni ’50, protagonista assoluta del primo album della band belga, intitolato Un amore debole.

Un italiano che però suona strano, spigoloso, spezzato, sia nel suono che nelle costruzioni verbali, e per questo irresistibile. Il risultato è unico e delirante. La missione che gli Ada Oda si sono dati è quella di trovare il punto di incontro tra il post punk anni ‘80 e la canzone italiana. Tutto comincia quando Cesar Laloux, musicista attivo nella scena di Bruxelles con i progetti The Tellers, BRNS e Italian Boyfriend, vuole creare un progetto musicale con una voce olandese. Almeno, questo fino a che non si imbatte in Victoria online, a cui manda le demo dei pezzi a cui stava lavorando. Notando il suo cognome le chiede se lei parli l’italiano. La risposta è sì, quindi per gioco si mettono a scrivere testi italiani e vedere se portano da qualche parte.Il risultato è notevole: 10 tracce di post punk asciutto, serrato e danzereccio al tempo stesso, che brillano di originalità e ruotano attorno a storie d’amore finite male, cuori spezzati e relazioni tossiche. Attraverso i brani di “Un amore debole” il nervosismo degli arrangiamenti diventa un tappeto sonoro costante e asfittico, che si ripete allo sfinimento per esasperare la frustrazione di Victoria, preda di una sfilza di relazioni maledette. La combinazione di parole scelte da Victoria, così fuori dall’ordinario per chi si trova all’interno dello Stivale, con gli accenti sballati e i suoni ruvidi, con il suo timbro acuto, squillante, in cui più che cantare si lascia andare a flussi di coscienza parlati e urlati tutti d’un fiato, diventa qualcosa di ipnotico fin dal primo ascolto.